Biografia di Renzo Baraldi
Renzo Baraldi è nato a Carpi il 14 aprile 1911.
Le assai modeste condizioni economiche dei genitori di Renzo, Dirce e Oreste, non gli consentirono di proseguire la scuola oltre le elementari.
Piccolo etologo per vocazione si allontanava nella campagna vicina ad osservare rospi, bisce e bestiole selvatiche di ogni specie che, quando riusciva a catturare si portava anche a casa, le tratteneva il tempo necessario per conoscerle meglio finché le liberava indenni.
Più tardi ma sempre bambino aiutava la madre che sperava di avviarlo al mestiere del sarto.
Nell’adolescenza l’appassionato interesse per la natura si dilatò al mondo dell’arte.
Si trovò allora molto spesso a parlare di arte con un gruppo di giovani amici carpigiani.
Giorgio Morandi e lo scultore Graziosi, emiliani anch’essi, erano il punto di riferimento su cui discutere, così avvenne quasi per scommessa che Baraldi modellò in creta un piccolo busto della sorellina.
Aveva 21 anni e questo evento segnò l’inizio di una vocazione che sarebbe durata per tutto il resto della sua affrettata esistenza segnata già in giovane età dalla malattia bronchiale che non lo avrebbe più abbandonato.
Quasi subito Renzo si dedicò al disegno e alla pittura dimostrando senza insegnamenti di sorta un indiscutibile talento, tanto che il professore Ersilio Bagni cultore d’arte, gli ottenne un posto presso la scuola di disegno e una borsa di studio presso l’istituto di Belle Arti di Reggio Emilia.
Nel 1934 il Teatro comunale di Carpi ospitò la sua prima mostra di scultura.
Grazie al successo della mostra Baraldi fu presentato a Graziosi e a Carena e si trasferì a Firenze dove venne ammesso all’Accademia di Belle Arti. Era il 1935.
Nel frattempo a Carpi gli era stato assegnato uno spazio nella parte alta del Castello comunale dei Pio dove in tre stanzoni disadorni si riuniva con gli altri artisti e con amici carpigiani e dove si accendevano spesso anche discussioni politiche contro il regime fascista.
Nel 1937 partecipò alla mostra dei Prelittoriali dell’arte alla galleria Marzocco di Firenze ottenendo il secondo premio per la scultura.
Nel 1943 Renzo conobbe e sposò Selene una ragazza che frequentava il liceo artistico.
Le ide politiche di Renzo Baraldi erano antitetiche a quelle del fascismo. Inoltre una certa imprudenza nel manifestare queste idee e alcune scritte sovversive apparse sui muri di Carpi, lo additarono all’attenzione dei fascisti locali che alla fine del 1943 lo misero in prigione per un breve periodo con l’accusa di cospirazione politica.
Una volta fuori dal carcere fu avvisato in tempo del rischio di essere fucilato dai tedeschi, riuscendo così a fuggire prima a Firenze dove nel frattempo gli era nata la figlia Raffaella e subito dopo a Poggibonsi dove si nascose in casa dell’amico pittore Silvano Bozzolini.
Infine decise con mezzi di fortuna e affrontando disagi e rischi notevolissimi di trasferirsi al sud dell’Italia a quel tempo già in mano alle truppe inglesi.
Miracolosamente raggiunse la Maiella in Abruzzo. Molti suoi disegni raccontano quel paesaggio grandioso e rude. Sono disegni bellissimi pervasi di bianco e di solitudine.
Partì a piedi dalla Maiella con altri sette fuggiaschi e una guida. La destinazione era Bari già sede del comando inglese.
Arrivarono soltanto in due, gli altri che lungo la strada avevano preferito incamminarsi per un percorso diverso furono catturati e fucilati dai tedeschi.
Renzo restò per due anni a Bari dove per incarico del comando alleato aprì una scuola di disegno per i militari che gli permise di guadagnarsi da vivere.
Tornò a Carpi nel giugno del 1945 e nel 1948 prese in affitto uno studio abitazione in piazza San Marco a Firenze.
Sappiamo con certezza che fra i suoi amici si possono annoverare Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Primo Conti, Ugo Capocchini, Pietro Annigoni e lo scultore Quinto Martini e, fra i più giovani, Enzo Faraoni, Silvio Loffredo, Nino Tirinnanzi.
Faraoni lo ricordava vestito con enormi maglioni che indossava spesso anche nelle stagioni più calde.
Con Loffredo andava a disegnare gli alberi in fiore e a dipingere sulle rive dell’Arno.
Baraldi restò nell’intimo un solitario , orgogliosamente isolato nel suo lavoro, non fece mai parte di gruppi o movimenti. I suoi rapporti più spontanei erano con le persone umili e con i contadini che di lui subivano il fascino immediato.
Fu invitato e partecipò più volte al “PREMIO FIORINO”, alla Biennale di Padova, all’Internazionale di Carrara.
Divenne inoltre assistente alla cattedra di Figura e Ornato modellato al Liceo Artistico di Firenze il cui titolare era lo scultore Quinto Ghermandi.
Nel 1949 Renzo Baraldi scoprì e si innamorò dell’Isola d’Elba a quel tempo sconosciuta al turismo, incontaminata, selvaggia incantevole nei colori e nel paesaggio abbagliato di luce e di felicità: fu davvero l’Elba il suo breve paradiso in terra.
Dove tornò ogni anno puntualmente fino al 1957.
Trascorreva l’estate in una vasta tenda da lui montata sulla spiaggia di Procchio, dipingendo, disegnando e respirando l’aria marina che sembrava giovare alla sua salute.
Gli fu spesso compagno Silvano Bozzolini suo amico di sempre.
In seguito altri artisti vennero all’Isola e si formò un folto gruppo che aveva come luogo di incontro di giorno e di notte proprio la tenda del Baraldi.
I pochi abitanti del paese tutte persone assai semplici vedevano queste riunioni con meraviglia e con timore e gli artisti apparivano loro diversi dai comuni mortali, incomprensibili, mirabili e insieme peccaminosi.
Dicevano ai loro figli più piccoli di non avvicinarsi alla tenda degli “Artisti” e lo dicevano a voce bassa allargando le narici come a cercare intorno un qualche odore di zolfo.
All’Elba conobbe anche ma senza particolare entusiasmo l’allora già famoso Giorgio De Chirico.
Durante l’inverno a Firenze Renzo Baraldi continuava a svolgere la sua attività di artista e di assistente del maestro Ghermandi, non trascurando di tornare a Carpi quante più volte poteva.
Molti amici del periodo bellico erano diventati facoltosi industriali nel settore della maglieria ed erano attenti estimatori delle sue opere che acquistavano per le loro collezioni.
Lo stesso comune di Carpi oltre alla fontana di Flora commissionata nel 1956 e originariamente collocata nella piazza Garibaldi aveva in precedenza acquistato molti suoi lavori e commissionato sculture e bassorilievi in memoria dei caduti della guerra e del lavoro.
Dal ’57 al ’59 Renzo espose in varie gallerie fra cui l’Accademia delle Arti e del Disegno in piazza San Marco a Firenze.
Fu questa in vita la sua ultima mostra. Già dal 1956 la sua salute era peggiorata fino al punto che in quell’anno scrisse da Carpi alla moglie: “come farò a dipingere gli autunni e vivere in inverno?”.
Sempre più affaticato dalla malattia fu ricoverato all’ospedale di Poggiosecco a Firenze dove cessò di vivere all’età di 50 anni la mattina del 17 dicembre 1961.
Le poche sculture di piccola dimensione eseguite nel periodo della degenza raffigurano nudi di giovinetta con le braccia levate e le mani congiunte in un composto e forse supplice gesto di amore verso la vita.
Una bella biografia di un uomo, di un grande amico dei miei genitori, Silvano Bozzolini e Marta Pieraccini pittori, dicui ho sempre sentito parlare bene. Riorganizzando l’archivio di mio padre ho trovato alcune foto di Renzo e Silvano in Svizzera, nel periodeo dell’academia ed all’Elba, a Procchio.
Grazie Luca. Raffaella
trovato il sito
molto bene Raffaella
bello e interessante
Sono nata a Carpi nel dicembre del1951, mio padre Lorenzo ( Ciro o Cirlèt era il suo soprannome) fu amico di Renzo Baraldi, che tornava spesso nei suoi racconti. Fotografo appassionato, mio padre scattò dal primo dopoguerra fino alla morte foto di personaggi bizzarri, spesso borderline, ma anche di commercianti, ambulanti, notabili di Carpi. Fra queste da bambina una in particolare mi incuriosiva, era stata scattata nei locali del castello dei Pio in quegli atelier che penso il Comune avesse offerto ad artisti, appassionati d’arte, di cinema…mio padre animò per molti anni un cineclub, luogo non solo di riflessioni sul cinema, ma anche di intenso dibattito politico.
Amava Baraldi, gliene ho sempre sentito parlare con profonda stima e affetto. Da sempre in casa nostra è appeso un quadro: un vigneto spoglio, in una giornata di fine inverno. Non è firmato, ma so che fu un dono del pittore, di cui, mossa da curiosità, ho cercato solo oggi la bella biografia.
Con profonda stima invio queste poche righe alla figlia e sono a sua disposizione per inviarle una fotografia del quadro.
Olivia Barbieri
Renzo Baraldi ha conosciuto mio padre ed io sua figlia Raffaella, guardo la piccola scultura e penso a loro, i due padri. Forse l’ho conosciuto di persona e questo mi fa piacere, ma non ricordo avevo pochi anni. Le sue opere mi piacciono, la scultura in particolare.
Amavo tanto da piccola la fontana “Flora”, che si poteva godere e ammirare nei giorni di mercato delle erbe, mentre dopo diventava un parcheggio. L’artista Renzo Baraldi sarebbe contento che la fontana ritrovasse lì il suo posto iniziale. Un misero angolo ai margini della piazzetta sarebbe dovuto a questo artista, dalla vita breve e tribolata, in cui ha dato tutto se’ stesso.
Nel 52, Renzo Baraldi e Rodolfo Marma espongono insieme alla Casa di Dante! E poi i pittori delle dune! Io come figlia di Marma ho conosciuto Beppe Lieto, ma non sapevo la storia di Renzo Baraldi, del quale conservo solo le notizie sulla mostra già ricordata del 1952. La sua grande tenda a Procchio! Allora, dolo Lyiod, il precursore è stato lui!!!